Heidegger, "Essere e maltempo", Meridiani Montatori 1993
Quando inizia il temporale e tu sei uscito senza ombrello, le possibilità sono due: o cerchi un riparo in attesa che spiova, oppure la prendi con fenomenologia. Che cos'è, infatti, un ombrello? Un ente intra-mondano difforme dall'Esserci che si dà a quest'ultimo come utilizzabile, cioè come strumento. Ma se l'Esserci è uscito dalla casa dell'Essere senza avere una visione ambientale preveggente, può essere colto di sorpresa dal piovere (o meglio il pio-vere, l'improvvisa rivelazione di una verità che rimanda alla sfera del trascendente, e infatti a volte ci scappa una bestemmia). È nel rivelarsi mancante dello strumento, e dunque nell'Essere-sotto-la-pioggia, che intravediamo la via di accesso all'ontologia: l'ombrello non è semplicemente assente, è presente come qualcosa che si è allontanato e in questo allontanarsi parla ancora di sé, ci dice ciò di cui sentiamo la mancanza. Quando dall'esistenza del temporale riusciamo a comprendere la temporalità dell'esistenza, l'imprecazione deiettiva lascia il posto alla parola poetica («I'm singingin' in the rain, just singin' in the rain...») e ormai siamo sotto la pioggia ma anche nella pioggia (nel senso dell'in-essere, del sentirci a casa), e siamo fradici e forse ci sta salendo la febbre ma non ce ne curiamo (nel senso di 'sticazzi). Dopotutto, come diceva Parmenide, non può piovere per sempre.
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Marco Moretti
Brutta fine ha fatto Parmenide, morto per un colpi di pistola accidentale sparato sul set di un film...
La mascherina di Godot
infatti il sequel fu interpretato da Zenone.
Davide Barla
E grazie all’angoscia di un un nuovo temporale, che poteva spuntare così, dal nulla, solo 2 anni dopo esclamò: “ehh ni-ente, anche oggi piove”!
Ettore Manzilli
Eraclito sa che non ti bagnerai mai due volte nello stesso temporale !!!
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