Il velo fatato-fiaba giapponese
Un pescatore viveva diviso tra il mare e la piazza del paese, in cui si recava, per vendere il pescato. Una mattina, mentre era sulla riva, osservava la bellezza del creato, quando sentì un profumo soave. Non capendo l’origine, posò la canna, seguendo la scia del buon odore. Arrivò ad un bosco, di fronte ad un pino, fonte di quella meravigliosa ebbrezza olfattiva, su cui era adagiato un velo, che il pescatore prelevato, per portarlo con sé a casa, quando apparve una deliziosa fanciulla. Ella protestava, perché il velo delle ninfe celesti era di sua proprietà, protestando l’immediata restituzione. Il pescatore rispose che mai si sarebbe privato del prezioso oggetto, quando i bellissimi occhi della ragazza si bagnarono di lacrime, poiché mai sarebbe potuta ricongiungersi alle sorelle. Il dispiacere sincero della giovane toccò il cuore del pescatore, il quale si disse pronto alla restituzione del velo in cambio di un passo di danza. Appena ebbe ricevuto il prezioso oggetto, iniziò un ballo meraviglioso, mentre il pescatore assisteva seduto sopra un tronco. Il velo era magicamente sospeso in aria, come se fosse sostenuto da mani invisibili, appena la donna staccò i piedi da terra, volteggiando nell’aria, inebriata da una pioggia di fiori del cielo. La giovane si stata avviando verso il monte Fuji ed, a mano a mano che si avvicinava i contorni del corpo si rarefacevano, fino a perdersi tra le vette candide di neve. Il pescatore sentiva nel suo cuore una gran pace, quindi riprese la via del mare.
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C'era una volta un pescatore che viveva solo in una capanna vicino al mare. La sua vita scorreva lenta e monotona, ma egli non se ne lamentava e il suo animo era sereno e soddisfatto.
Un giorno, come al solito, s'era recato con la sua barca in un bellissimo posto dove, oltre a una ricca pesca, poteva deliziare il suo sguardo ammirando le strane sculture delle rocce e i colori cangianti del cielo e del mare che si mescolavano formando un'unica tinta all'orizzonte.
Ad un tratto un intenso e soave profumo colpì le sue narici. Cercò di capire quale potesse essere l'origine del misterioso aroma, ma non vi riuscì. Incuriosito, seguì la scia del profumo e si diresse remando con vigore verso la spiaggia. Giunse ai margini del bosco che costeggiava la riva, scese dalla barca e s'incamminò lungo un sentiero, sempre alla ricerca della fonte odorosa.
Quando il profumo divenne più forte, il pescatore alzò lo sguardo e vide, appoggiato sui rami di un pino, uno splendido velo. Era stupendo! L'uomo si arrampicò sull'albero e lo prese delicatamente. Lo annusò e si sentì stordito: aveva il profumo penetrante dei fiori e la fragranza di un mattino di primavera. Depose il velo sull'erba per osservarlo meglio. Era bello come non ne aveva mai visti prima: leggero e delicato come una tela di ragno, intessuto di raggi di sole frammisti a raggi di luna, tra i quali splendevano minuscole stelle lucenti.
Il pescatore lo piegò con cura e si stava avviando verso la barca, desideroso di andare a casa per mettere al sicuro quell'oggetto tanto prezioso.
All'improvviso dal folto del bosco apparve una deliziosa fanciulla.
- Buon uomo, quello è mio! Quel velo che hai tra le mani appartiene alle ninfe celesti. Ti prego, restituiscimelo - gli disse con dolcezza.
L'uomo la guardò fissamente e poi le rispose:
- Allora è veramente un velo prezioso! Sarei proprio sciocco a ridartelo…
A quel punto la fanciulla cominciò a piangere; le lacrime scendevano copiose sul suo splendido viso. L'uomo, guardandola estasiato, non potette fare a meno di commuoversi.
- Ti prego, ridammelo, altrimenti non potrò più tornare dalle mie sorelle! - insistette la ninfa con voce di pianto. - Te lo restituirò, se resterai quaggiù con me a ballare le meravigliose danze del cielo - promise il pescatore che si era subito invaghito della bellissima donna.
La ninfa assicurò che sarebbe rimasta a danzare per lui, ma prima doveva restituirle il velo. L'uomo non voleva, temendo che lei se ne sarebbe andata via.
- Le ninfe celesti non possono dire bugie - lo rassicurò la giovane. - Ho promesso che danzerò per te e così sarà. Ma senza il mio velo non posso far nulla.
Il pescatore si convinse e restituì il velo alla divina fanciulla, che iniziò subito una danza meravigliosa. Le sue braccia e il suo corpo disegnavano nell'aria eleganti movenze, i piedi sfioravano leggeri la terra. L'uomo, incantato dall'eccezionale spettacolo dato in suo onore, si sentiva immensamente lusingato.
Poi notò che a poco a poco, mentre volteggiava leggera, la ninfa cominciava a sollevarsi nell'aria. Il velo si alzò attorno a lei, come sostenuto da invisibili mani, e dal cielo piovvero magnifici fiori di tutti i colori. Il pescatore vide la ninfa salire sempre più in alto, su su fino a raggiungere la cima del sacro monte Fuji. Capì che stava andando via per sempre e volle allungare le braccia nel vano tentativo di fermarla. Ma uno strano torpore s'impadronì del suo corpo ed egli non riuscì a fare un gesto, né a dire una parola…
Intanto la ninfa spariva nella nebbia che avvolgeva le pendici del monte, oltre le candide nevi delle sue vette.
Una grande serenità invase il cuore dell'uomo che in quel momento si scosse. Si chiedeva meravigliato come mai si fosse addormentato in quel luogo e poi si avviò tranquillo verso la sua barca.
Ma il profumo dei fiori caduti dal cielo gli riportò alla mente il volto della donna stupenda che aveva danzato per lui sotto gli alberi del bosco, proprio lì vicino alla spiaggia...
https://www.riflessioni.it/miti-leggende-fiabe/velo-fatato.htm
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IL VELO FATATO
C'era una volta un pescatore che viveva felice in una misera capanna in riva al mare.
Passava le sue giornate a pescare, poi andava a vendere il pesce in paese. La sua esistenza poteva sembrare monotona, perché non gli capitava mai nulla di straordinario; ma per lui erano cose straordinarie le albe color della madreperla, i meriggi col mare che sembrava uno specchio, i tramonti tutti rossi e d'oro, le notti tempestate di stelle, e perfino le burrasche, quando i nuvolosi neri sembravano abbassarsi fino a toccare la cresta schiumosa delle onde.
Perciò egli trovava meravigliose tutte le sue ore e viveva felice e in pace con sé e con gli altri. Un mattino in cui, come al solito, era andato a pescare, mentre gettava l'amo nell'acqua, si guardò intorno e pensò: " Oggi è una giornata particolarmente splendida. Il mare è azzurro di cobalto, il cielo è terso e infinito, l'aria è purissima, il verde dei pini è smagliante".
Mentre pensava così, sentì un profumo acuto e soave, che non avrebbe saputo attribuire a nessun fiore conosciuto, ma che era così forte da stordire. "
Voglio vedere da dove proviene quel profumo così buono" pensò; e deposta la canna sulla riva, segui la scia del buon odore. Arrivato ai margini del bosco vide un magnifico velo appeso ai rami di un pino. Il profumo veniva proprio di là.
- Oh! - esclamò il pescatore. - Che meraviglia! Porterò a casa quel velo e lo conserverò come un tesoro a ricordo di questa stupenda giornata.
Subito si arrampicò sull'albero, stacco delicatamente il velo dai rami, poi ridiscese a terra.
Distese con precauzione il velo sull'erba e rimase a guardarlo affascinato. Era davvero una meraviglia, il più bel velo che occhio d'uomo avesse mai visto. Intessuto di raggi di luna frammisti a raggi di sole, scintillava qua e là di lucentissime stelle; e nonostante fosse così largo da poter avvolgere una persona, era anche tanto sottile e leggero che si poteva raccogliere tutto nel palmo di una mano. Dopo averlo ammirato a lungo, il pescatore lo piegò con precauzione e si avviò verso casa per riporlo; ma in quel momento dall'ombra di un pino sbucò una deliziosa fanciulla.
- Ehi, buon uomo, quel velo è mio! - gridò - E' il velo delle ninfe celesti. Ridammelo subito, per cortesia.
Senza nemmeno voltarsi il pescatore rispose:
- Allora è veramente un velo prezioso. Sarei uno sciocco, se te lo restituissi.
Poi si volse per vedere chi aveva parlato. La fanciulla che gli stava davanti era bellissima, una vera ninfa celeste. Aveva i capelli lunghi e neri sciolti sulle spalle; indossava un chimono che sembrava d'argento; ma in quel momento il suo viso era rigato di pianto.
- Ti prego, dammi il velo, altrimenti non potrò tornare fra le mie sorelle - supplicò con voce di pianto; e nel suo dolore sembrò anche più bella.
Il pescatore non si staccava di contemplare la bellissima fanciulla, e a poco a poco il suo cuore si intenerì.
- Te lo restituirò se tu mi prometti di restare quaggiù con me a danzare le meravigliose danze del cielo - disse.
- Oh, si, danzerò per te; ma tu ridammi il velo.
- Fossi sciocco! Se te lo restituisco, tu voli subito in cielo e io non potrò mai più vederti, ne sono certo!
- No. Ho promesso che danzerò per te e lo farò. Nessun mortale ha mai veduto le danze delle ninfe celesti, ma tu lo vedrai. E sappi che le ninfe non mentono mai.
Il pescatore si lasciò pregare un altro poco, e infine restituì il velo. La fanciulla se ne avvolse e incominciò subito una danza meravigliosa. Il pescatore sedette sopra un tronco e la guardò rapito. Il velo ondeggiava intorno alla ninfa come sostenuto da mani invisibili, e intanto i suoi piedini si staccavano leggermente dalla terra; ella restò sospesa nell'aria, mentre dal cielo cadeva una pioggia di fiori stupendi.
Il pescatore ben presto si accorse che i suoi timori erano fondati; vide con apprensione la fanciulla salire leggera nell'aria, allontanarsi, su, su, verso le cime del sacro monte Fugi. Voleva chiamarla ma non riusciva, voleva tendere le braccia, ma non poteva sollevarle. E pian piano la ninfa si dissipò nella nebbia che avvolgeva le pendici del Fugi, e le vette candide di neve.
Non ci fu più, all'orizzonte, che il meraviglioso panorama di sempre. Ma il pescatore sentiva nel cuore una gran pace e il ricordo di una viva felicità, come se si fosse appena svegliato daun bellissimo sogno.
" E' davvero una giornata meravigliosa" penso. " Finché avrò vita non dimenticherò quella fanciulla soave". E ritornò a passi lenti alla riva del mare per riprendere la canna da pesca abbandonata poco prima sulla sabbia.
http://www.letturegiovani.it/E-book/Favole%20giapponesi.pdf
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E’ forse il racconto di un sogno. L’uomo è un pescatore, il quale vive tranquillamente in un paese del Giappone. Sollecitato dall’olfatto, con cui l’iniziato sa distinguere la capacità dell’atto spirituale, che si sta per compiere. Egli cammina verso il bosco, verso il centro dei suoi pensieri e di se stesso. In sé, troverà la sua parte femminile, la quale attraverso il movimento proprio dell’Elemento Aria, è in grado di superare l’attrazione terrestre, che domina la fisicità. Ognuno sa che in sé ci sono le ragioni ed i motivi, per distaccarci dall’egoicità, dal ritorno personale, dall’interesse, condizione indispensabile e necessaria, per aspirare ad una vita elevata, e ciò spiegherebbe il volo della donna verso le vette del monte, le vette dell’intellettualità. Il pescatore ritorna alle domestiche occupazioni, dopo aver provato l’emozione, che vive colui che sa sciogliersi da ogni dominio, per diventare danzatore tra le stelle.
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